L’amore della folla al Santuario della Madonna delle Grazie ha sfidato il caldo torrido. Il vescovo Leuzzi: “Siamo stati sconvolti ma non disperati. Massimo ci ha affidato la responsabilità di dare speranza alla gente”
TERAMO – “Siamo sconvolti ma non disperati”, ha detto il vescovo Lorenzo Leuzzi nella sua omelia ai funerali, parlando della scomparsa del consigliere comunale e capogruppo Pd, Massimo Speca: “l’esperienza che Massimo ci affida è quella di puntare sulla speranza, che ci guida nel futuro”.
“Mi manchi, ci manchi e ci mancherai, Massimo” ha detto il sindaco Gianguido D’Alberto, sottolineandone la capacità di “saper guardare oltre” di Speca, “oltre il tempo e lo spazio, con idee, progetti e consigli”.
Ed è in quella frase che tanti pronunceranno d’ora in poi, “chissà cosa farebbe o direbbe Massimo”, come ha detto D’Alberto c’è tutta la portata del vuoto politico che andrà colmato da adesso. Tra i consiglieri comunali della maggioranza, che hanno riempito la navata della chiesa del Santuario della Madonna delle Grazie nonostante il caldo soffocante, è stata ricorrente la frase: “Con Massimo ci sentivamo le spalle coperte”: tanto era pronta la sua analisi dei fatti, la strategia del fare politico, la strada da indicare per la soluzione di un problema.
Mille cose del suo carattere, espresso con il suo sorriso sornione tipico degli intelligenti, avranno pensato le mille persone presenti oggi all’addio a questo giovane avvocato, la cui vita è stata fermata nel pieno della sua forza professionale, politica, amministrativa, ma soprattutto famigliare. Strappato alla piccola Beatrice e alla crescita del suo amichetto simbiotico, il figlio maggiore Alessandro, di appena 10 anni. Alla compagna Alessia, in particolare, stretta per l’intera funzione religiosa, in prima fila, a quel bastone rappresentato da Gianguido D’Alberto, il sindaco con la fascia tricolore: un rispetto profondo non solo per l’amministratore, ma per l’amico di sempre e suo alter ego in amministrazione, quello a cui forse un giorno avrebbe passato il testimone al governo della città.
Il profondo dolore per questa perdita era visibile sui volti di Sandro (Mariani) e Mirko (Rossi), coloro che con Massimo hanno costruito un ‘cenacolo’ di politica del fare, guardando davvero oltre il quotidiano, prendendo dalla loro gioventù la linfa vitale per provare a fare camminare le idee di sviluppo di questo territorio. E che dire della commozione intrisa nelle parole del suo amico fraterno Andrea Castagna. Un dipinto di bontà, di buonsenso, di competenza e di lucidità, che è raro poter individuare in un uomo appena 40enne.
L’abbraccio dei suoi colleghi in Consiglio, con il feretro portato a spalla dagli assessori Verna, Filipponi, Di Bonaventura, Core e dal consiglieri Cipolletti e Bartolini, ha testimoniato il gesto di amore e saluto ad un compagno di lavoro leale, serio e competente. E i tre applausi spontanei e sinceri che hanno accompagnato Massimo fuori del Santuario, è arrivato dalla gente, tanta e ‘normale’, che si è mischiata ai rappresentanti delle istituzioni, nessuno escluso: c’erano il senatore Luciano D’Alfonso e il commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini, c’erano i vertici del Partito Democratico regionale e di quello locale, il capogruppo in consiglio regionale Silvio Paolucci, i sindaci di Castel Castagna, Rosanna De Antoniis, di Pineto, Robert Verrocchio, e di Pietracamela, Antonio Villani, l’ex presidente della Provincia, Renzo Di Sabatino, la presidente della Ruzzo Reti, Alessia Cognitti, l’ex deputato Tommaso Ginoble, l’intera giunta comunale di Teramo ma anche i rappresentanti dei partiti dell’opposizione, con Francesca Persia di Forza Italia, Franco Fracassa di Futuro In, Maria Cristina Marroni di Italia Viva ed Osvaldo Di Teodoro di Cittadini in Comune.